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Pensioni: sistema retributivo e contributivo. Ecco quello che ti spetta quando andrai in pensione

Domande

Bentornato in questo nuovo articolo del blog di Parsifal, il Graal degli Investimenti, dove la tutela del tuo futuro è sempre al primo posto.

Oggi parliamo di pensioni, in particolare della differenza tra il sistema retributivo e contributivo, aspetto che una volta chiarito ti renderà più semplice capire cosa devi aspettarti dalla tua pensione.

Dell’argomento pensioni se ne sente parlare quasi ogni giorno: anche solo aprendo un quotidiano o guardando un Telegiornale, ci vengono comunicate notizie che parlano del nostro sistema previdenziale che è messo in difficoltà e che si trova in un equilibrio precario.

C’è però ancora molta confusione sull’argomento e spesso le persone, soprattutto per quanto riguarda la loro futura situazione pensionistica, hanno informazioni frammentarie. 

Probabilmente anche per te la questione pensione è poco chiara e magari non ti sei mai fermato seriamente a pensarci. 

Come scoprirai leggendo questo articolo fino in fondo, preoccuparti ORA della tua pensione è una REALE NECESSITÀ. Tra poco capirai il perché.

Forse, c’è da dire che allo Stato conviene che molti italiani non approfondiscano il tema e che non prendano consapevolezza di questo problema. 

Dico questo non per fare del semplice “complottismo”, ma per il fatto che se tutti gli italiani fossero davvero consapevoli al 100% di quello che li aspetta, farebbero un’amara scoperta: lo Stato ci garantisce una vecchiaia in povertà, con una pensione statale insufficiente anche solo per pagare le normali spese di sostentamento.

Vecchiaia in povertà

Avrai sentito parlare sicuramente del sistema retributivo e del sistema contributivo della pensione, e forse sempre per sentito dire, sai che quest’ultimo è di gran lunga più sfavorevole del primo.

Vediamo però più nel dettaglio in che cosa consistono questi due diversi sistemi di calcolo della pensione e perché la tua pensione calcolata con il sistema contributivo ti riserverà una rendita da fame.

Fino all’anno 1995 era in vigore il sistema pensionistico retributivo: la pensione veniva calcolata sulla base delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di attività. 

Questo sistema, introdotto nel 1969, stava in equilibrio fintanto che c’era un buon bilanciamento tra lavoratori attivi e pensionati.

Nel corso degli anni, però, il costante invecchiamento della popolazione italiana unitamente all’andamento demografico, hanno segnato la crisi del modello retributivo, che per questo motivo è stato rivisto da una legge successiva.

La Legge dell’8 agosto 1995, detta anche Riforma Dini, ha introdotto il sistema di calcolo contributivo, con applicazione di tutti i lavoratori che si sono iscritti all’INPS a decorrere dal 1° gennaio 1996.

Quindi, il calcolo contributivo riguarda principalmente i giovani che sono entrati nel mondo del lavoro dal 1 gennaio 1996.

C’è poi il caso di chi nel periodo di transizione stava già lavorando, che accede a un tipo di pensionamento misto tra il retributivo e il contributivo. Il sistema misto prevede:

  • per chi al 31/12/1995 ha maturato meno di 18 anni di contributi: la pensione si calcola con il retributivo fino al 31/12/1995 e con il contributivo dall’anno successivo;
  • per chi al 31/12/1995 ha più di 18 anni di contributi versati, la pensione viene calcolata con il sistema retributivo fino al 31/12/2011, e con il sistema contributivo dall’anno successivo.

Detto questo, perché il sistema contributivo comporta un abbassamento delle pensioni ed è quindi più sfavorevole per il lavoratore?

Con il sistema retributivo puro, previsto come abbiamo detto fino al 31/12/1995, la pensione era commisurata alle retribuzioni percepite negli ultimi anni lavorativi.

Siccome si presume che a fine carriera lavorativa la retribuzione sia più elevata, per questioni di anzianità ed esperienza, l’assegno pensionistico che risultava dal calcolo retributivo riduceva di poco il tenore di vita del pensionato.

Per quanto riguarda invece il sistema contributivo, calcolo che spetta a chi è entrato nel mondo del lavoro dal 1 gennaio 1996, prevede un importo della pensione più basso rispetto al precedente metodo di calcolo.

Il motivo principale è che la pensione viene calcolata considerando tutti i contributi versati nel corso della vita lavorativa, dunque non si basa sulle ultime retribuzioni, che sono tipicamente le più elevate della carriera.

Ecco perché a parità di anni lavorativi e reddito percepito, quindi, la pensione calcolata con il sistema contributivo risulta inferiore di quella calcolata con il retributivo.

Oltre a questo, a penalizzare i giovani che andranno in pensione con il sistema contributivo è anche il contesto lavorativo sfavorevole per coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996: crisi economiche e contratti lavorativi precari comportano una maggiore discontinuità contributiva dei giovani rispetto alla generazione precedente, con la conseguente riduzione della pensione.

Discontinuità contributiva

Detto questo, ora avrai più chiaro in quale modalità verrà calcolata la tua pensione. Come hai potuto capire, il futuro previdenziale è tutt’altro che roseo e nei prossimi anni lo Stato ci garantirà pensioni da fame e un tenore di vita alla soglia della povertà.

Ecco perché oggi, consapevole di quello che ti spetta nel futuro, mettere al riparo la tua vecchiaia è una TUA RESPONSABILITÀ!

Ci sono molte soluzioni per tutelare il tuo futuro e garantirti un buon tenore di vita anche una quando ti ritirerai dal mondo lavorativo.

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A presto,

Lady Jessica

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